Negli anni ‘50 del ‘900 il fervore di
impegno che pervase tutta la Nazione, uscita dalle macerie della guerra
con volontà di riscatto, raggiunse anche la sonnacchiosa cittadina picentina, che visse, anzi, una “stagione” fortunata, dissoltasi però completamente con il terremoto dell’80. In quegli anni ricominciò a funzionare la Colonia dei Ferrovieri, capace di ospitare 400 bambini oltre al personale addetto; il Barone D’Elia, con il suo Castello dei Sogni, creava un consistente flusso turistico, che si immaginava dovesse durare in eterno; l’Arcivescovo, Mons. Demetrio Moscato, realizzava, al posto dell’Episcopio, il seminario estivo per gli aspiranti sacerdoti, che – allora numerosi – affollavano quel luogo di formazione; ad opera di
don Andrea Cerrone entrava in funzione la casa di riposo intitolata ad Angelo Sansone, aperta anche ai forestieri.
Ma l’opera più importante – sostenuta anche dall’Arcivescovo – fu la realizzazione del Centro Turistico Giovanile, oggi Villaggio S. Francesco.
Erano quelli “gli anni dell’Azione Cattolica”, che nel suo seno aveva generato una ramificazione che avrebbe dovuto operare nel settore turistico: il C.T.G. . Alfiere del movimento fu il Prof. Enrico Dossi, che creò “case” al Centro, al Nord e al Sud d’Italia: per il Meridione prescelse Acerno. Fu realizzata così colà una casa che per l’ampiezza e funzionalità fu denominata “Il Villaggio”, capace di contenere oltre 200 posti letto. Scopo della fondazione fu la formazione dei quadri dell’Azione Cattolica Italiana. Dalla fine degli anni ’50 sino agli anni ’70 furono innumerevoli le schiere di giovani che “passarono” per Acerno.
Ma, con la crisi dell’Azione Cattolica e dell’associazionismo in generale, il C.T.G. chiuse i “battenti” e le sue proprietà furono cedute a privati. Anche il Villaggio di Acerno stava per subire la stessa sorte: chi scrive, con l’aiuto del nuovo Arcivescovo, Mons. Gaetano Pollio, riuscì a bloccarne la vendita, già affidata a un’agenzia di Roma.
L’Azione Cattolica Centrale ne riassunse così la proprietà e ne sponsorizzò le finalità. Ma con il terremoto del 1980 il Villaggio divenne casa di ospitalità per i sinistrati, creando però in tale maniera i presupposti per la definitiva alienazione.
L’evento sismico aveva distrutto Acerno. Tra i primi ad accorrere e portare soccorso fu Mons.Alberto D’Urso, giovane sacerdote di Acerno, ma trapiantato a Bari, da dove già a partire dalla fine degli anni ’60 aveva creato un notevole flusso turistico verso la cittadina picentina. In occasione del terremoto egli portò le prime 11 roulottes e donò il prefabbricato che servì da chiesa parrocchiale, essendo tutte le 10 e più chiese di Acerno rese inagibili. Ma egli pensò anche di realizzare qualcosa che durasse nel tempo.
D’accordo con chi scrive ideò la costruzione di una dipendenza della casa di riposo che avrebbe dovuto sorgere presso il Santuario della Madonna delle Grazie; si procedette pertanto all’acquisizione del suolo edificatorio – in realtà molto esteso – e che fu donato in parte dall’Amministrazione Comunale di Acerno, retta dal prof. Pasquale Panico, e in parte dalla Congrega del Rosario, rappresentata dal can. Alfonso Vestuti. Redatto il progetto, fu realizzato anche il plastico dell’erigendo edificio. Intanto, però, l’Azione Cattolica aveva messo nuovamente e definitivamente in vendita il Villaggio. Mons. D’Urso ritenne allora più opportuno rilevare quell’opera che crearne una nuova. Il contratto di acquisto, che comportò un esborso rilevante, prevedeva però il rispetto delle finalità per cui l’opera era sorta e, cioè, mantenere le connotazioni di casa di formazione.
Per i primi 3 anni la gestione fu affidata a chi scrive, che fu coadiuvato nell’amministrazione da un gruppo di giovani; negli anni successivi essa, su richiesta, passò in gestione alla Curia di Salerno, che, però, ben presto fece spazio a un sacerdote di Eboli, don Enzo Caponigro. Don Alberto ritenne allora, salve le finalità istituzionali dell’opera, e per far sì che essa restasse perennemente ad Acerno, di farne dono, anche se in maniera condizionata, alla Parrocchia di Acerno. Ma il parroco, Mons. Mario Salerno, dopo qualche anno di gestione, ha concordato, con Mons. D’Urso il passaggio dell’Opera, alle stesse condizioni, alle suore Ancelle della Visitazione.
Ci si auspica che detta Congregazione, presente in più regioni d’Italia, possa fare del Villaggio un centro di formazione e di accoglienza, che superi “l’angustia” della cinta dei monti che circoscrivono la cittadina picentina, concorrendo a ricreare quel flusso turistico oggi scomparso.
Andrea Cerrone
L'ingresso dell'ex Centro Tutistico Giovanile